Virtus ignem ferrum aurum libidinemque virtus, così recita una iscrizione posta su un fascione di peperino che, tradotta, dice; La virtù vince le passioni, le ricchezze, gli eserciti.
Ispirato alla virtù degli abitanti ed alla fedeltà che giurarono a Roma da quando, per sfuggire alle angherie dei viterbesi, chiesero aiuto alla capitale nel 1199 in cambio di servigi e obbedienza.
Roma inviò gli eserciti e difendere il piccolo borgo e continuò a farlo ogni qual volta fu necessario, mentre Vitorchiano si impegnò ad inviare 10 giovani e a sostituirli ogni anno al servizio del Campidoglio.
Negli anni successivi Vitorchiano venne più volte attaccata dai viterbesi subendo gravi danni alle mura ed agli edifici.
Roma, non potendo sostenere le spese di ricostruzione, affidò il paese agli Annibaldi che si sarebbero fatti carico delle spese. Il dominio degli Annibaldi durò 44 anni durante i quali i vitorchianesi dovettero subire non poche prepotentze, finché, non ricevendo aiuto da Roma, decisero di riscattarsi da soli, cumulando i beni comuni; anche le donne vendettero gli ori, anelli, orecchini ed ogni cosa di valore pur di cacciare gli Annibaldi.
Una volta liberi i vitorchianesi ricorsero ancora una volta a chiedere la il legame e la protezione di Roma e così fu per i secoli successivi. Roma decise che una guardia di Vitorchiano venisse messa con quella romana a vegliare Roma. Ancora oggi, nonostante le difficoltà, Vitorchiano vive questo patto, detto fidelato, di cui gli abitanti sono fieri.
L’abitato si estende sopra un pianoro circondato da profonde pareti di roccia vulcanica.
Percorrendo le caratteristiche vie del centro storico scoprirete i famosi profferli ed i palazzi privi di intonaci che mostrano il vivo della pietra usata ovunque, dai portali finemente lavorati dei palazzi nobili alle mostre delle antiche cantine, dalle pregiate fontane a fuso alle scale consumate nei secoli.
Anche se la zona fu abitata dagli Etruschi, prima, e dai Romani dopo, si ha testimonianza di un antico borgo già nel VII sec. che subì la furia di Barbari e Longobardi.
Lo stesso Desiderio, re dei Longobardi nel 757, dopo averla conquistata la ricostruì per farne una fortezza inattaccabile.
Superata la Porta Romana, l’unica della città, si accede a via Arringa, così chiamata perché immetteva nella piazza del Comune dove ci si riuniva per discutere dei problemi comuni.
Da vedere:
Chiesa della SS. Trinità, costruita nel XIV sec.: conserva notevoli opere tra cui l’Annunciazione del 1514 di Valentino Pica, una tela del XVII sec. raffifurante la morte di S.Giuseppe di Domenico Corvi e una pregevole urna in legno intarziata e decorata in oro contenete le spoglie di S. Amanzio.
Palazzo Comunale, costruito intorno alla metà del ‘400, dove sono conservati manoscritti e pregevoli pergamene.
La Fontana a Fuso costruita nel XIII sec. e riporta ancora una volta la scritta che la lega a Roma; S.P.Q.R. Le fiugure che gettano l’acqua, rappresentano il leone (S.Marco), il vitello (S.Luca), l’aquila (S.Giovanni) e l’angelo (S.Matteo).
Chiesa di S. Maria; fu costruita nel XIII sec. e conserva il notevole campanile a tre ordini. Ilportale laterale ospita un timpano finemente lavorato. All’interno si trova un fonte battesimale del ‘500 e i resti di antichi affreschi.
Chiesa di S.Nicola del XV Sec. L’interno ad una navata conserva affresschi importanti.
Chiesa di S.Antonio, XVIII sec. Tra le particolarità conservate; il tabernacolo ligneo, il coro ligneo del XIV sec. e notevoli dipinti dal XVI al XIX sec.
ITINERARI
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